Società Argentina di Flebologia e Linfologia

II Corso ‘Fronteras de la Linfologia – II Simposio del Capitulo Latino-Mediterraneo de la ISL – Buenos Aires 1-3 Novembre 2012

 

            Come al solito ricco di spunti scientifici e pratici, il gruppo Argentino e Latino Americano in genere ha organizzato un interessantissimo Corso sulla Linfologia a cui hanno partecipato oltre 350 iscritti (con più presenze rispetto a quelle registrate nelle aule ove si discuteva di flebologia, come riconosciuto da tutti).

Si è trattato di un susseguirsi di trasmissione di esperienze da parte di molti esperti di livello mondiale. Hanno iniziato gli statunitensi Witte e Bernas (Tucson-Arizona) che hanno riportato note storiche e novità sullo sviluppo del sistema linfatico e sui possibili errori che durante lo stesso possono verificarsi. In particolare Bernas ha resi noti i risultati di studi di impianto di cellule neoplastiche nelle cavie che danno luogo a sviluppi anarchici di strutture linfatiche intra e peritumorali rispondendo queste ad anomale stimolazioni da parte dei fattori di crescita (ritorna il ruolo del fattore di crescita sul completamento dello sviluppo vascolare, e linfatico in particolare).

Miguel Amore, uno degli ‘ospiti’ argentini, ha quindi illustrato i suoi studi anatomici, sempre interessanti ed utili anche ai fini dell’orientamento terapeutico (soprattutto per quanto riguarda il drenaggio linfatico manuale che deve necessariamente rispettare il decorso delle vie linfatiche del territorio anatomico che si sta drenando). Olszewski ha quindi ricordato i principi di fisiopatologia che predispongono all’insorgenza dell’insufficienza linfatica. La londinese Connel (del gruppo del prof. Mortimer) ha quindi illustrato la sua nuova classificazione delle forme primarie basata sul fenotipo (con risvolti positivi sugli studi genetici con risparmi nell’orientamento prescrittivo).

Successivamente Thuler, il collega brasiliano ha presentato i nuovi dati epidemiologici mondiali riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Oggi si parla di 300.000.000 di casi nel mondo, di cui 150.000.000 pazienti affetti da forme primarie, 70.000.000 da infestazione parassitaria, 50.000.000 le forme post-chirurgiche e post-radioterapia, 30.000.000 le funzionali (tipo s. post-flebitica degli arti). Dati in netta crescita rispetto alla precedente rilevazione del 1994 in cui si contavano circa 140.000.000 di casi complessivi.

Barbosa, terapista del gruppo di Papendieck (l’organizzatore del Corso), ha quindi esaminato le problematiche relative alla gestione del problema del linfedema primario in età evolutiva in cui il coinvolgimento collaborativo della famiglia è fondamentale; aspetto ricordato anche dal collega greco Evangelos Dimakakos che ha altresì posto l’attenzione sulla terapia delle lesioni trofiche come complicanza della malattia. Ciucci, il collega argentino che con piacere si è re-incontrato dopo vari anni (era stato gradito ospite nel 1996 al nostro congresso di Roma del gruppo Europeo di Linfologia) ha parlato del dolore nel linfedema. Ha naturalmente fatto riferimento alle complicanze infiammatorie, ai coinvolgimenti articolari e tendinei ed alle complicanze artrosiche nelle gravi elefantiasi; ovviamente anche in questi casi è il trattamento fisico decongestivo che fornisce i migliori risultati sul sintomo. Noi personalmente abbiamo portato la nostra esperienza sulla gestione del linfedema primario (indipendentemente dall’età di insorgenza). Si è puntualizzato il concetto della ‘personalizzazione’ dei protocolli terapeutici in relazione ai singoli tipi di trattamento manuali e meccanici. Fondamentale nell’età evolutiva il ruolo della famiglia. Marcovecchio (Buenos Aires) ha quindi ricordato le possibilità di impiego della pressoterapia sequenziale (soggetti meno abili, terapie domiciliari, centri periferici con minori disponibilità assistenziali: della serie ‘è meglio di niente’). Si è quindi accennato alla tecnica del Linfonodo sentinella (l’argentino Zarlenga sulla mammella, lo statunitense Leon più in generale sul ruolo della prevenzione delle Metastasi). Il concetto emerso è che nella maggior parte dei casi la tecnica evita il linfedema secondario. Rimangono i due aspetti (rari ma possibili): della possibile insorgenza del linfedema secondario, nonostante la mininvasività; e la possibilità che la metastasi abbia oltrepassato il linfonodo sentinella (evenienza ancora più rara ma osservata). Campisi ha quindi parlato della prevenzione primaria del linfedema secondario legato alla chirurgia del cancro della mammella. Con l’anastomosi linfatico-venosa confezionata in sede di primitivo intervento sul pacchetto linfonodale ascellare (unico tempo operatorio) nella sua esperienza si realizza la migliore prevenzione primaria del grosso braccio. Ohkuma ha quindi evidenziato gli effetti della terapia ad opera di infusi di erbe orientali (non meglio precisati).
E’ stata quindi la volta dei chirurghi con Campisi, Masia, Brorson, Yamamoto, Lavagno, Papendieck ed Olszewski che hanno presentato le loro esperienze di microchirurgia, supermicrochirurgia, trapianti linfonodali autologhi e Liposuzione (nei casi in cui l’edema non è più compressibile). Dalle immagini mostrate in molti casi il risultato può essere considerato importante e sempre di ausilio al monitoraggio continuo. Il collega thailandese Bajarof ha quindi presentato alcuni casi clinici di linfedema del suo paese trattati con diete prive di principi attivi (es. carne di maiale) ai quali i soggetti si sono dimostrati chiaramente intolleranti.

Papendieck ha quindi invitato alcuni casi pediatrici di Linfedema ed altre malformazioni vascolari periferiche e ne ha discusso i singoli casi clinici in sala, in presenza dei pazienti stessi.

Non vi è stata discussione perché per definizione si trattava di lezioni di un Corso.

Tuttavia gli spunti clinici sono stati, come al solito, vari e stimolanti.

Ripartiamo quindi con rinnovato impegno nell’affrontare le nostre problematiche quotidiane.

 

Dr.  Sandro Michelini

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