Report del V Congresso Nazionale del Gruppo di lavoro S.I.M.F.E.R. sullo studio e trattamento dell’edema, delle patologie vascolari periferiche e delle ulcere.

Linfedema primario e secondario: diagnosi, terapia e percorsi riabilitativi

Abano terme 30 e 31 Marzo 2012

Molto ricco di spunti scientifici ed organizzativi si è rivelato subito un Congresso di quelli che lasciano il segno, ove tra i circa 200 partecipanti, per la prima volta nella storia del gruppo di lavoro, erano presenti moltissimi medici (oltre ai fisioterapisti) di branche specialistiche diverse.

Dopo i saluti di benvenuto del Direttore sanitario di distretto che ha esortato i clinici a suggerire i percorsi per ottimizzare le poche attuali risorse della sanità a favore di tutti i pazienti (compresi quelli affetti da Linfedema) e gli auguri di un proficuo lavoro espressi dal Presidente onorario del Congresso il professor Ferraro, ha aperto i lavori scientifici la dottoressa Zanetti di Padova, Presidente del Congresso, che ha riportato i dati epidemiologici nazionali e mondiali e i moderni orientamenti di diagnostica e terapia (uno stato dell’arte ben delineato ed efficace). E’ seguita, da parte dello scrivente,  una proposta di protocollo dell’esame clinico e di diagnosi differenziale (supportato dagli esami strumentali più essenziali). Accade ancora troppo spesso, infatti, che venga indirizzato a visita specialistica angiologica o fisiatrica, da parte del medico di base o da altro specialista, un paziente anziano con diagnosi di ‘linfedema di recente insorgenza’. E’ questo il caso più frequente di ‘errore diagnostico’, nel quale basterebbe fare un minimo di visita (a cominciare dal richiedere se il soggetto si affanna per lievi sforzi, per proseguire con l’auscultare le basi polmonari e nell’apprezzare il margine inferiore del fegato). Moltissimi di questi casi, in persone anziane, con edemi importanti bilaterali e più o meno simmetrici degli arti inferiori, sono cardiopatici e si beneficiano di appropriata terapia medica. In questi casi la terapia fisica decongestiva potrebbe addirittura aggravare il quadro clinico. Occorre più informazione ed un ritorno alla clinica (alla visita completa) da parte di molti medici che, ne sono convinto, sarebbero perfettamente in grado di gestire il problema non lasciandosi tentare da ‘diagnosi di moda’ con le quali, peraltro, rischiano di intralciare inutilmente gli ambulatori ospedalieri.

Zolesio, di Cagliari, ha presentato una nuova interessante classificazione clinica, con riferimenti alla genetica, recentemente proposta dal gruppo di Londra del professor Mortimer sui linfedemi primari. Questa, evidenzia come le varie forme primarie possano essere ascritte ad un tipo di trasmissione genetica o all’altro e sottolinea, ancora una volta, come il Linfedema primario sia una malattia ereditaria autosomica dominante, a penetranza incompleta (il che spiega perché in una stessa famiglia, alcuni membri presentino la malattia ed altri, pur essendo portatori della mutazione, no).

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