Report del prof. Michelini al congresso della Società Argentina

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Società Argentina di Flebologia e Linfologia

II Corso ‘Fronteras de la Linfologia – II Simposio del Capitulo Latino-Mediterraneo de la ISL – Buenos Aires 1-3 Novembre 2012

 

            Come al solito ricco di spunti scientifici e pratici, il gruppo Argentino e Latino Americano in genere ha organizzato un interessantissimo Corso sulla Linfologia a cui hanno partecipato oltre 350 iscritti (con più presenze rispetto a quelle registrate nelle aule ove si discuteva di flebologia, come riconosciuto da tutti).

Si è trattato di un susseguirsi di trasmissione di esperienze da parte di molti esperti di livello mondiale. Hanno iniziato gli statunitensi Witte e Bernas (Tucson-Arizona) che hanno riportato note storiche e novità sullo sviluppo del sistema linfatico e sui possibili errori che durante lo stesso possono verificarsi. In particolare Bernas ha resi noti i risultati di studi di impianto di cellule neoplastiche nelle cavie che danno luogo a sviluppi anarchici di strutture linfatiche intra e peritumorali rispondendo queste ad anomale stimolazioni da parte dei fattori di crescita (ritorna il ruolo del fattore di crescita sul completamento dello sviluppo vascolare, e linfatico in particolare).

Miguel Amore, uno degli ‘ospiti’ argentini, ha quindi illustrato i suoi studi anatomici, sempre interessanti ed utili anche ai fini dell’orientamento terapeutico (soprattutto per quanto riguarda il drenaggio linfatico manuale che deve necessariamente rispettare il decorso delle vie linfatiche del territorio anatomico che si sta drenando). Olszewski ha quindi ricordato i principi di fisiopatologia che predispongono all’insorgenza dell’insufficienza linfatica. La londinese Connel (del gruppo del prof. Mortimer) ha quindi illustrato la sua nuova classificazione delle forme primarie basata sul fenotipo (con risvolti positivi sugli studi genetici con risparmi nell’orientamento prescrittivo).

Successivamente Thuler, il collega brasiliano ha presentato i nuovi dati epidemiologici mondiali riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Oggi si parla di 300.000.000 di casi nel mondo, di cui 150.000.000 pazienti affetti da forme primarie, 70.000.000 da infestazione parassitaria, 50.000.000 le forme post-chirurgiche e post-radioterapia, 30.000.000 le funzionali (tipo s. post-flebitica degli arti). Dati in netta crescita rispetto alla precedente rilevazione del 1994 in cui si contavano circa 140.000.000 di casi complessivi.

Barbosa, terapista del gruppo di Papendieck (l’organizzatore del Corso), ha quindi esaminato le problematiche relative alla gestione del problema del linfedema primario in età evolutiva in cui il coinvolgimento collaborativo della famiglia è fondamentale; aspetto ricordato anche dal collega greco Evangelos Dimakakos che ha altresì posto l’attenzione sulla terapia delle lesioni trofiche come complicanza della malattia. Ciucci, il collega argentino che con piacere si è re-incontrato dopo vari anni (era stato gradito ospite nel 1996 al nostro congresso di Roma del gruppo Europeo di Linfologia) ha parlato del dolore nel linfedema. Ha naturalmente fatto riferimento alle complicanze infiammatorie, ai coinvolgimenti articolari e tendinei ed alle complicanze artrosiche nelle gravi elefantiasi; ovviamente anche in questi casi è il trattamento fisico decongestivo che fornisce i migliori risultati sul sintomo. Noi personalmente abbiamo portato la nostra esperienza sulla gestione del linfedema primario (indipendentemente dall’età di insorgenza). Si è puntualizzato il concetto della ‘personalizzazione’ dei protocolli terapeutici in relazione ai singoli tipi di trattamento manuali e meccanici. Fondamentale nell’età evolutiva il ruolo della famiglia. Marcovecchio (Buenos Aires) ha quindi ricordato le possibilità di impiego della pressoterapia sequenziale (soggetti meno abili, terapie domiciliari, centri periferici con minori disponibilità assistenziali: della serie ‘è meglio di niente’). Si è quindi accennato alla tecnica del Linfonodo sentinella (l’argentino Zarlenga sulla mammella, lo statunitense Leon più in generale sul ruolo della prevenzione delle Metastasi). Il concetto emerso è che nella maggior parte dei casi la tecnica evita il linfedema secondario. Rimangono i due aspetti (rari ma possibili): della possibile insorgenza del linfedema secondario, nonostante la mininvasività; e la possibilità che la metastasi abbia oltrepassato il linfonodo sentinella (evenienza ancora più rara ma osservata). Campisi ha quindi parlato della prevenzione primaria del linfedema secondario legato alla chirurgia del cancro della mammella. Con l’anastomosi linfatico-venosa confezionata in sede di primitivo intervento sul pacchetto linfonodale ascellare (unico tempo operatorio) nella sua esperienza si realizza la migliore prevenzione primaria del grosso braccio. Ohkuma ha quindi evidenziato gli effetti della terapia ad opera di infusi di erbe orientali (non meglio precisati).
E’ stata quindi la volta dei chirurghi con Campisi, Masia, Brorson, Yamamoto, Lavagno, Papendieck ed Olszewski che hanno presentato le loro esperienze di microchirurgia, supermicrochirurgia, trapianti linfonodali autologhi e Liposuzione (nei casi in cui l’edema non è più compressibile). Dalle immagini mostrate in molti casi il risultato può essere considerato importante e sempre di ausilio al monitoraggio continuo. Il collega thailandese Bajarof ha quindi presentato alcuni casi clinici di linfedema del suo paese trattati con diete prive di principi attivi (es. carne di maiale) ai quali i soggetti si sono dimostrati chiaramente intolleranti.

Papendieck ha quindi invitato alcuni casi pediatrici di Linfedema ed altre malformazioni vascolari periferiche e ne ha discusso i singoli casi clinici in sala, in presenza dei pazienti stessi.

Non vi è stata discussione perché per definizione si trattava di lezioni di un Corso.

Tuttavia gli spunti clinici sono stati, come al solito, vari e stimolanti.

Ripartiamo quindi con rinnovato impegno nell’affrontare le nostre problematiche quotidiane.

 

Dr.  Sandro Michelini

2° Convention SIFCS – Catania 8-10 Novembre 2012

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Catania ospiterà la 2° Convention Nazionale della Società Italiana di Flebologia Clinica e Sperimentale (SIFCS)che comprenderà le 29° Giornate Flebologiche Mediterranee -Joint-Meeeting con AMIRS.

Come si può rilevare dalla presentazione, il Comitato di Presidenza (Prof. Luigi Di Pino,  Prof. Luciano Leone,  Prof. Vittorio Virgilio) ha inteso privilegiare la partecipazione da parte degli Uditori. 

   Anche SOSLinfedema sarà presente all’Evento nel  Simpposio congiunto con la Società Italiana di Flebologia   Venerdì 9 Novembre .

Al Simposio parteciparanno il prof. Michelini, nostro Presidente scientifico, e il nostro Presidente Franco Forestiere, oltre ai dottori Leone, Mander, Manferoce ed altri relatori per come è possibile vedere consultando il programma completo delle 3 giornate.

I Convegno a Lecce sul Linfedema

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Si è svolto oggi a Lecce presso l’ArtHotel & Park,  il Convegno:

“PROPOSTE TERAPEUTICHE NEL TRATTAMENTO DEL LINFEDEMA”

 organizzato dalla Sanitaria Villa Bianca e con la partecipazione di:

– Dr. Pietro Galluccio, Medico Responsabile – Ortorpedico CdC Villa Bianca Lecce

– Dr. Francesco Farì, Direttore Dipartimento Riabilitazione ASL Lecce;

– Dr.ssa Daniela Greco, Dirigente Medico Dipartimento Riabilitazione ASL Lecce;

e si è avvalsa di diverse sessioni dimostrative a cura del M.F.T. Donato Lecci e del dr. Alberto Baio della ditta Juzo.

Le diverse sessioni di lavoro, tutte molto intense e partecipate, si sono svolte con grande serenità e attenzione da parte dei circa 60 fisioterapisti presenti che hanno rivolto numerose domande ai relatori, rendendo il Convegno prossimo ad un corso di Formazione.

Anche SoSLinfedema è stata presente al Convegno, nella persona del referente regionale il prof. Perrone Domenico, che ha portato l’auditorio a conoscenza delle finalità della nostra Associazione e ha avanzato esplicita richiesta di intervento assistenziale da parte delle istituzioni sanitarie locali a favore degli ammalati di Linfedema della nostra regione.

Report del nostro Referente Regionale per la Puglia al Convegno di Lecce

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Buongiorno. Mi chiamo Domenico Perrone e sono padre di un bimbo di 8 anni nato con un linfedema agli arti inferiori e in continua terapia di contenimento, per una agenesia di vasi linfatici periferici.

Mi trovo in mezzo a voi in qualità di referente regionale dell’Associazione SoSLinfedema.

SOSLinfedema è una ONLUS costituita tra malati di Linfedema, loro familiari e volontari che ne condividono il percorso ed è l’unica associazione italiana accreditata e riconosciuta dal Ministero della Salute alla voce Malattie dei Vasi linfatici.

Report aspetti linfologici trattati nel 16° Congresso del Collegio Italiano di Flebologia.

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 Dalla penna del prof. Michelini, nostro Presidente scientifico.

Non era mai accaduto in sedici anni della vita societaria del Collegio Italiano di Flebologia che nel corso del suo Congresso annuale si parlasse e ci si confrontasse tanto sulla Linfologia.

Già nella prima giornata all’argomento è stato dedicato tutto il workshop del mattino e tutto quello del pomeriggio; quest’ultimo addirittura in Aula Magna. Le sessioni sono state molto frequentate e partecipate, senza soluzione di continuità.

Al mattino si sono alternati il gruppo di  Napoli, con la dottoressa Piantadosi, che ha evidenziato come formulare il progetto riabilitativo sia nelle forme primarie che secondarie     (e non ha omesso, a questo proposito, di sottolineare le difficoltà incontrate nel far accettare i protocolli stessi da parte degli organi competenti ASL.) Bartoletti (Roma) ha poi evidenziato come sia importante instaurare protocolli specifici nel paziente oncologico in cui il monitoraggio della patologia di base deve accompagnare ogni momento della presa in carico riabilitativa. Mander (Roma, ex art. 26) ha quindi messo in risalto l’importanza (ricordata anche da altri) del trattamento da eseguire, sia delle forme primarie che secondarie, in TEAM affiatato e collaudato, ai fini del conseguimento dei migliori risultati. Boccardo (Genova) ha quindi messo in risalto le opportunità che oggi offre la chirurgia conservativa, sottolineandone gli effetti maggiori allorquando questa viene eseguita negli stadi clinici più iniziali, e sempre in combinata con i trattamenti fisici. Ricci (Ancona) ha quindi evidenziato come da un corretto protocollo terapeutico personalizzato possano derivare i migliori benefici per il paziente, soprattutto per quanto attiene alle forme più avanzate e suscettibili di complicanze linfangitiche ricorrenti. Corda (Pavia) ha mostrato come gestire i casi clinici più compromessi, ricordando che un trattamento fisico decongestivo, ben eseguito, può determinare, in alcuni casi, il salvataggio dell’arto che già era stato designato come assolutamente da amputare, dal punto di vista chirurgico. In nome del Presidente Forestiere ha quindi preso la parola la fisioterapista Cangiano (rappresentante dell’associazione in Campania) che ha puntualizzato le ripercussioni psicologiche, relazionali e sociali che presentano i pazienti affetti da queste patologie croniche; l’Associazione si sta adoperando, a tutti i livelli e presso tutte le sedi istituzionali, affinché, nonostante i tempi, i pazienti con linfedema vedano riconosciuti i loro diritti all’assistenza, sotto tutti i punti di vista. Marina Cestari (Terni) ha quindi enfatizzato l’importanza del monitoraggio clinico e strumentale per una patologia cronica che, se lasciata a se stessa, ha una naturale tendenza alla riacutizzazione clinica ed a complicanze e recidive. Failla (Roma) ha quindi sottolineato l’importanza delle terapie complementari (occupazionale, ultrasuoni, onde d’urto) nella gestione del problema. Mattassi ha poi ricordato come le patologie malformative linfatiche siano spesso associate a malformazioni venose coesistenti che rendono più complessa la gestione del singolo caso clinico. Cardone (Roma) ha successivamente posto l’accento sul Lipedema, patologia spesso confusa con il Linfedema, che se non opportunamente riconosciuta e trattata determina insuccessi terapeutici e frustrazione da parte delle pazienti che ne sono (spesso familiarmente) affette.

In un’altra sessione è stata quindi la volta dell’americano BB Lee che con la sua disamina delle malformazioni linfatiche tronculari ed extratronculari ha posto l’attenzione sul corretto approccio integrato fisico e chirurgico, ricordando che nelle linfangiodisplasie si sta studiando l’utilizzo di sostanze inibitrici dei fattori di crescita linfatici al fine di bloccare alcune tendenze costituzionali alla displasia. Gasbarro (Presidente del CIF, di Ferrara) ha quindi ricordato alcuni aspetti clinici differenziali della malattia che aiutano a gestirla nei vari stadi clinici ed in funzione della disabilità psicofisica indotta nei singoli casi. E’ seguita quindi la relazione di Onorato (Udine) sul Lipedema e sulla diagnosi differenziale dello stesso con le altre forme di edema. Una diagnosi differenziale ben condotta porta alla migliore gestione terapeutica. La collaboratrice della Professoressa Foldi, Kathrin Jung (Germania) ha quindi esposto i protocolli terapeutici eseguiti nei centri tedeschi di riabilitazione. Si è anche meravigliata (con molta onestà) di come molti casi, anche discreti dal punto di vista clinico, continuino ad essere inviati dall’Italia in Germania, senza un razionale comprensibile. Brorson (Svezia) ha quindi posto l’accento sull’opportunità dell’utilizzo della Liposuzione negli edemi ‘duri’ che non rispondono ulteriormente ai trattamenti fisici convenzionali. Il collega Bertelli ha quindi fornito delle indicazioni sulla opportunità di indirizzare, in casi selezionati, i pazienti al test genetico. Lo scrivente ha quindi fatto un ‘punto della situazione’ sullo stato dell’arte circa l’assistenza sanitaria del paziente con linfedema in Italia. Si è sottolineato come a fronte di uno scarsissimo interesse specifico sul problema nei decenni passati si sia passati al ‘troppo interesse’ attuale che porta anche a molta confusione sia dal punto di vista diagnostico che, conseguentemente, terapeutico. L’anomalia dei riconoscimenti assistenziali ‘a macchia di leopardo’ cui oggi si assiste sul territorio nazionale è auspicabile che si modifichi in tempi brevi esitando in un riconoscimento univoco da parte delle singole AA.SS.LL. distribuite sull’intero territorio nazionale. Nella terza giornata di Congresso ampio spazio è stato dedicato all’Attività Fisica Adattata in ambito Flebolinfologico. Ad una relazione del Prof. Ripani (Presidente IUSM) di interesse posturologico, ha fatto seguito un’ampia disamina del sottoscritto sulle problematiche riabilitative in ambito flebolinfologico (intrinseche ed estrinseche) e sulle possibilità di prevenzione primaria e secondaria e sulla conseguente terapia. Sono quindi seguiti gli interventi della dottoressa Cestari (Terni), che ha sottolineato l’importanza dell’approccio olistico al paziente con flebolinfedema, di Mander (Roma) che ha introdotto il concetto di Attività Fisica Adattata e della terapista Proietti che ha ricordato le difficoltà della gestione del paziente oncologico, supportata dalla fisioterapista Mariani (sempre di Roma) che ha sottolineato l’importanza della valutazione preliminare del paziente nei vari aspetti che coinvolgono l’intervento diagnostico-terapeutico. Molisso (Napoli) ha quindi esposto la sua teoria della suddivisione corporea in ‘comparti’ (per quanto riguarda gli arti il sopra e sottofasciale, per la cavità addominale lo spazio compreso tra il diaframma pelvico ed il diaframmatico, e quindi la cavità toracica); la riabilitazione venosa, tenendo conto di questi aspetti anatomofisiologici, deve intervenire per ristabilire l’equilibrio nei singoli comparti. Mosti (Lucca) ha quindi stigmatizzato la necessità dell’uso dell’indumento elastico con compressione decrescente nella gestione cronica degli edemi flebolinfatici e Coletti (Parigi) ha illustrato Coinstar money transfer i risultati di alcuni suoi studi sugli effetti biochimici dell’esercizio fisico sulla capacità contrattile muscolare. Caggiati (Roma) ha quindi descritto le potenzialità e le opportunità offerte dai laureati in scienze motorie circa il contributo dell’attività fisica adattata nella gestione delle patologie flebolinfatiche. Santambrogio (Roma) ha poi introdotto i concetti di attività fisica in acqua ed i suoi benefici psicofisici nel paziente con flebolinfedema. Canali, laureato in scienze motorie di Roma, ha illustrato i benefici indotti dall’AFA in pazienti con flebolinfedema primario e secondario, sia in termini di riduzione del dolore, che di sopportazione allo sforzo che di miglioramento delle escursioni articolari. E’ poi stata la volta di Moretti (Roma) dell’associazione Nordik Walking Italiana che ha mostrato le esperienze positive dei gruppi di studio e di lavoro dedicati alle patologie flebolinfatiche. La conclusione è stata che dalla sinergia delle varie forze implicate nella gestione dei pazienti con Linfedema e flebedema primario e/o secondario derivano i migliori risultati clinici. All’auspicio di Caggiati che l’interazione ideale tra medici, fisioterapisti, infermieri e laureati in scienze motorie possa realizzarsi in maniera concreta nell’ottica della migliore assistenza clinica ha risposto lo scrivente che, nonostante le tante difficoltà burocratiche e normative, nella propria realtà ospedaliera è già riuscito, da più di un anno, ad inserire sinergicamente la figura del laureato in scienze motorie, a pieno titolo, nel contesto del TEAM riabilitativo con soddisfazione di tutte le parti in causa, pazienti in primis.

Quella del Congresso di Napoli ha costituito, con gli spazi dedicati dall’organizzazione, un’altra importante tappa del riconoscimento dei nostri sforzi a favore dei vari pazienti che seguono attivamente gli sviluppi delle dinamiche assistenziali nei loro confronti, ancora in fase di razionalizzazione.

 

 

 

 

 

 

Report aspetti linfologici trattati nel 16° Congresso del Collegio Italiano di Flebologia.

 

Non era mai accaduto in sedici anni della vita societaria del Collegio Italiano di Flebologia che nel corso del suo Congresso annuale si parlasse e ci si confrontasse tanto sulla Linfologia.

Già nella prima giornata all’argomento è stato dedicato tutto il workshop del mattino e tutto quello del pomeriggio; quest’ultimo addirittura in Aula Magna. Le sessioni sono state molto frequentate e partecipate, senza soluzione di continuità.

Al mattino si sono alternati il gruppo di  Napoli, con la dottoressa Piantadosi, che ha evidenziato come formulare il progetto riabilitativo sia nelle forme primarie che secondarie     (e non ha omesso, a questo proposito, di sottolineare le difficoltà incontrate nel far accettare i protocolli stessi da parte degli organi competenti ASL.) Bartoletti (Roma) ha poi evidenziato come sia importante instaurare protocolli specifici nel paziente oncologico in cui il monitoraggio della patologia di base deve accompagnare ogni momento della presa in carico riabilitativa. Mander (Roma, ex art. 26) ha quindi messo in risalto l’importanza (ricordata anche da altri) del trattamento da eseguire, sia delle forme primarie che secondarie, in TEAM affiatato e collaudato, ai fini del conseguimento dei migliori risultati. Boccardo (Genova) ha quindi messo in risalto le opportunità che oggi offre la chirurgia conservativa, sottolineandone gli effetti maggiori allorquando questa viene eseguita negli stadi clinici più iniziali, e sempre in combinata con i trattamenti fisici. Ricci (Ancona) ha quindi evidenziato come da un corretto protocollo terapeutico personalizzato possano derivare i migliori benefici per il paziente, soprattutto per quanto attiene alle forme più avanzate e suscettibili di complicanze linfangitiche ricorrenti. Corda (Pavia) ha mostrato come gestire i casi clinici più compromessi, ricordando che un trattamento fisico decongestivo, ben eseguito, può determinare, in alcuni casi, il salvataggio dell’arto che già era stato designato come assolutamente da amputare, dal punto di vista chirurgico. In nome del Presidente Forestiere ha quindi preso la parola la fisioterapista Cangiano (rappresentante dell’associazione in Campania) che ha puntualizzato le ripercussioni psicologiche, relazionali e sociali che presentano i pazienti affetti da queste patologie croniche; l’Associazione si sta adoperando, a tutti i livelli e presso tutte le sedi istituzionali, affinché, nonostante i tempi, i pazienti con linfedema vedano riconosciuti i loro diritti all’assistenza, sotto tutti i punti di vista. Marina Cestari (Terni) ha quindi enfatizzato l’importanza del monitoraggio clinico e strumentale per una patologia cronica che, se lasciata a se stessa, ha una naturale tendenza alla riacutizzazione clinica ed a complicanze e recidive. Failla (Roma) ha quindi sottolineato l’importanza delle terapie complementari (occupazionale, ultrasuoni, onde d’urto) nella gestione del problema. Mattassi ha poi ricordato come le patologie malformative linfatiche siano spesso associate a malformazioni venose coesistenti che rendono più complessa la gestione del singolo caso clinico. Cardone (Roma) ha successivamente posto l’accento sul Lipedema, patologia spesso confusa con il Linfedema, che se non opportunamente riconosciuta e trattata determina insuccessi terapeutici e frustrazione da parte delle pazienti che ne sono (spesso familiarmente) affette.

In un’altra sessione è stata quindi la volta dell’americano BB Lee che con la sua disamina delle malformazioni linfatiche tronculari ed extratronculari ha posto l’attenzione sul corretto approccio integrato fisico e chirurgico, ricordando che nelle linfangiodisplasie si sta studiando l’utilizzo di sostanze inibitrici dei fattori di crescita linfatici al fine di bloccare alcune tendenze costituzionali alla displasia. Gasbarro (Presidente del CIF, di Ferrara) ha quindi ricordato alcuni aspetti clinici differenziali della malattia che aiutano a gestirla nei vari stadi clinici ed in funzione della disabilità psicofisica indotta nei singoli casi. E’ seguita quindi la relazione di Onorato (Udine) sul Lipedema e sulla diagnosi differenziale dello stesso con le altre forme di edema. Una diagnosi differenziale ben condotta porta alla migliore gestione terapeutica. La collaboratrice della Professoressa Foldi, Kathrin Jung (Germania) ha quindi esposto i protocolli terapeutici eseguiti nei centri tedeschi di riabilitazione. Si è anche meravigliata (con molta onestà) di come molti casi, anche discreti dal punto di vista clinico, continuino ad essere inviati dall’Italia in Germania, senza un razionale comprensibile. Brorson (Svezia) ha quindi posto l’accento sull’opportunità dell’utilizzo della Liposuzione negli edemi ‘duri’ che non rispondono ulteriormente ai trattamenti fisici convenzionali. Il collega Bertelli ha quindi fornito delle indicazioni sulla opportunità di indirizzare, in casi selezionati, i pazienti al test genetico. Lo scrivente ha quindi fatto un ‘punto della situazione’ sullo stato dell’arte circa l’assistenza sanitaria del paziente con linfedema in Italia. Si è sottolineato come a fronte di uno scarsissimo interesse specifico sul problema nei decenni passati si sia passati al ‘troppo interesse’ attuale che porta anche a molta confusione sia dal punto di vista diagnostico che, conseguentemente, terapeutico. L’anomalia dei riconoscimenti assistenziali ‘a macchia di leopardo’ cui oggi si assiste sul territorio nazionale è auspicabile che si modifichi in tempi brevi esitando in un riconoscimento univoco da parte delle singole AA.SS.LL. distribuite sull’intero territorio nazionale. Nella terza giornata di Congresso ampio spazio è stato dedicato all’Attività Fisica Adattata in ambito Flebolinfologico. Ad una relazione del Prof. Ripani (Presidente IUSM) di interesse posturologico, ha fatto seguito un’ampia disamina del sottoscritto sulle problematiche riabilitative in ambito flebolinfologico (intrinseche ed estrinseche) e sulle possibilità di prevenzione primaria e secondaria e sulla conseguente terapia. Sono quindi seguiti gli interventi della dottoressa Cestari (Terni), che ha sottolineato l’importanza dell’approccio olistico al paziente con flebolinfedema, di Mander (Roma) che ha introdotto il concetto di Attività Fisica Adattata e della terapista Proietti che ha ricordato le difficoltà della gestione del paziente oncologico, supportata dalla fisioterapista Mariani (sempre di Roma) che ha sottolineato l’importanza della valutazione preliminare del paziente nei vari aspetti che coinvolgono l’intervento diagnostico-terapeutico. Molisso (Napoli) ha quindi esposto la sua teoria della suddivisione corporea in ‘comparti’ (per quanto riguarda gli arti il sopra e sottofasciale, per la cavità addominale lo spazio compreso tra il diaframma pelvico ed il diaframmatico, e quindi la cavità toracica); la riabilitazione venosa, tenendo conto di questi aspetti anatomofisiologici, deve intervenire per ristabilire l’equilibrio nei singoli comparti. Mosti (Lucca) ha quindi stigmatizzato la necessità dell’uso dell’indumento elastico con compressione decrescente nella gestione cronica degli edemi flebolinfatici e Coletti (Parigi) ha illustrato i risultati di alcuni suoi studi sugli effetti biochimici dell’esercizio fisico sulla capacità contrattile muscolare. Caggiati (Roma) ha quindi descritto le potenzialità e le opportunità offerte dai laureati in scienze motorie circa il contributo dell’attività fisica adattata nella gestione delle patologie flebolinfatiche. Santambrogio (Roma) ha poi introdotto i concetti di attività fisica in acqua ed i suoi benefici psicofisici nel paziente con flebolinfedema. Canali, laureato in scienze motorie di Roma, ha illustrato i benefici indotti dall’AFA in pazienti con flebolinfedema primario e secondario, sia in termini di riduzione del dolore, che di sopportazione allo sforzo che di miglioramento delle escursioni articolari. E’ poi stata la volta di Moretti (Roma) dell’associazione Nordik Walking Italiana che ha mostrato le esperienze positive dei gruppi di studio e di lavoro dedicati alle patologie flebolinfatiche. La conclusione è stata che dalla sinergia delle varie forze implicate nella gestione dei pazienti con Linfedema e flebedema primario e/o secondario derivano i migliori risultati clinici. All’auspicio di Caggiati che l’interazione ideale tra medici, fisioterapisti, infermieri e laureati in scienze motorie possa realizzarsi in maniera concreta nell’ottica della migliore assistenza clinica ha risposto lo scrivente che, nonostante le tante difficoltà burocratiche e normative, nella propria realtà ospedaliera è già riuscito, da più di un anno, ad inserire sinergicamente la figura del laureato in scienze motorie, a pieno titolo, nel contesto del TEAM riabilitativo con soddisfazione di tutte le parti in causa, pazienti in primis.

Quella del Congresso di Napoli ha costituito, con gli spazi dedicati dall’organizzazione, un’altra importante tappa del riconoscimento dei nostri sforzi a favore dei vari pazienti che seguono attivamente gli sviluppi delle dinamiche assistenziali nei loro confronti, ancora in fase di razionalizzazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Presentazione al Congresso della CIF

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anteprima dell’intervento che la nostra referente regione Campania dr.ssa Annamaria Cangiano, fisioterapista del centro Serapide,  effettuerà oggi al Congresso  partenopeo della CIF nell’apposito workshop dedicato al linfedema in rappresentanza della nostra associazione.

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Report del 38° Congresso della Società Europea di Linfologia – Berlino 13-15 Settembre 2012

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Molto partecipato, ben organizzato ed assiduamente seguito dalla maggior parte dei convenuti il Congresso annuale della Società Europea di Linfologia (che di fatto sta diventando un congresso mondiale vista la partecipazione dei nord e sudamericani, dei cinesi, dei giapponesi e di gran parte dei paesi europei); si è rivelato subito dalle prime battute ricco di spunti scientifici e di risvolti pratici.

II Congresso Regionale della S.I.F Sez. Piemonte “LA FLEBOLOGIA AL FEMMINILE”

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In data 20.10.2012 si svolgerà a Grinzane Cavour il II Congresso  Regionale della S.I.F Sez. Piemonte “LA FLEBOLOGIA AL FEMMINILE”.

Nell’ambito di tale evento, Monica Coggiola, docente di Linfodrenaggio Manuale secondo Vodder e Terapia di Decongestione Complessa autorizzata dalla dr. Vodder Schule di Walchsee ( Austria) presenterà, per la prima volta in Europa, il metodo ALT ( Aqua Lymphatic Therapy ), con una relazione dal titolo: ” Aqua Lymphatic Therapy ( ALT ): un approccio riabilitativo integrato al linfedema “.

ALT è stata ideata dalla fisioterapista israeliana Dorit Tidhar, specializzata in LDM e TDC.

La stessa Dorit terrà un corso di ALT a Verona, rivolto a terapisti che già pratichino il LDM e la TDC, che inizierà a fine novembre 2012.

ALT è utilissima nella fase intensiva ma soprattutto in quella di mantenimento della terapia del Linfedema.

Scopo di questa tecnica è formare terapisti in grado di condurre corsi destinati a pazienti affetti da linfedema agli arti superiori o inferiori, rendendoli in grado successivamente di gestirsi in modo autonomo.

Si tratta di esercizi specifici che vengono condotti in piscina, con un incontro settimanale della durata di 1 ora, e che vengono associati a tecniche di auto-drenaggio e di respirazione.

Questa tecnica:

  • dà la possibilità al paziente di uscire, stare in gruppo e condividere le proprie esperienze;
  • mette in grado i pazienti di gestirsi in modo autonomo una volta appresa la metodica;
  • può portare ad una ulteriore diminuzione del linfedema o comunque a ottimizzare i risultati ottenuti con la Terapia di Decongestione Complessa.
  • sfrutta i benefici del massaggio effettuato dall’acqua quando ci si muove in essa

Per informazioni: www.linfodrenaggio-linfotaping.com

href=”mailto:monica.coggiola@libero.it”>monica.coggiola@libero.it